Il Coronavirus ha
riportato indietro di duecento anni l’Italia: ai tempi del Regno delle Due
Sicilie, dello Stato Pontificio, del Granducato di Toscana, del Granducato di
Parma, ecc…
Forse non succedeva a
quel tempo quello che è successo qui il 24 febbraio 2020.
Tutti parlano, tutti
prendono decisioni, senza tener conto delle indicazioni dei medici, dei
sanitari in genere, e, nel nostro caso, dei farmacisti, che ufficialmente non
sono stati interpellati.
Ormai virologi,
giornalisti, critici d’arte, attori … coprono h 24 le comunicazioni,
intervenendo sullo stesso argomento con visioni spesso contrapposte con l’esito
di creare confusione, paura e sconcerto nella popolazione con danni sociali,
sanitari ed economici importanti.
In tutti i casi di
infezioni contagiose (da sempre!!!) esistono due interventi da mettere in atto:
isolare le persone infette e limitare la possibilità di contagio.
Nel primo caso
l’Autorità Sanitaria deve intervenire in maniera decisa, risoluta e seria
(sconvolgente e imbarazzante l’affermazione del Primo Ministro dove ha
dichiarato che ci sia stata una negligenza da parte di un ospedale); nel
secondo caso tutti, a maggior ragione i sanitari, devono portare un contributo
in termini di sicurezza per “arginare” l’eventuale contagio (vedi Circolare
FOFI “In evidenza…”) limitandosi, in maniera consapevole, alle proprie competenze senza banalizzare e
creare eccessivo allarme
Rientra in questa
ottica aver rimandato, a malincuore, i due eventi formativi ECM, organizzati
dall’Ordine dei Farmacisti di Pesaro e Urbino, che ricadevano in questa
settimana.
Centocinquanta
persone in uno stesso ambiente non avrebbero garantito la sicurezza, appunto!
Ed è questo il nostro
contributo alla limitazione del contagio.
Abbasso il
Coronavirus, viva l’Italia unita.
Romeo Salvi, Presidente Ordine dei Farmacisti di
Pesaro e Urbino