19 luglio 2005 Dentisti: la crisi del settore al Dental day Lanciato il grido di allarme
I dentisti lanciano un grido d'allarme. L'intero settore, dagli odontoiatri agli igienisti, dagli odontotecnici alle imprese, è in crisi. Dal 1999 al 2002 si stima infatti che si vi sia stato un calo di almeno 1,6 milioni di pazienti e di 1 miliardo di euro di fatturato, oltre a un aumento del numero di professionisti, pari ora a 1 esercente su ogni 1.115 abitanti. A un'offerta crescente non corrisponde dunque un aumento della domanda di prestazioni, visto che almeno i 2/3 degli italiani non vanno dal dentista neanche per un controllo annuale. È questo il quadro emerso al Dental day, organizzato dall'Associazione nazionale dentisti italiani (Andi), che ha visto riunite le principali associazioni di categoria. "Quella che sta colpendo il nostro settore - ha detto il presidente Andi Roberto Callioni - è una crisi molto importante, perché danneggia soprattutto la salute dei cittadini. La tendenza negativa che ci ha colpito negli ultimi 20 anni si è accentuata a partire dal 1999, anche a causa della congiuntura economica che ha colpito il ceto medio, costretto a eliminare la visita dal dentista dal suo budget". Secondo i dati presentati dall'Andi, dal '99 al 2002 il calo dei pazienti, che sono andati almeno una volta l'anno dal dentista, è stato circa dell'8% con -1,6 milioni di prestazioni esercitate e un decremento del fatturato oscillante, a seconda delle stime, tra i 300 milioni di euro e 1,06 miliardi di euro. La spesa sostenuta dai cittadini tra il '99 e il 2002 è stata calcolata in circa 10 miliardi di euro, con una spesa media per individuo di 216 euro e per famiglia di 1.247 euro, con un minimo di 113 in Sicilia e un massimo di 1.078 in Friuli Venezia Giulia. Eppure, sottolineano i dentisti e le associazioni di imprenditori, "i professionisti italiani sono tra i migliori al mondo. Basti pensare - aggiunge Alessandro Gamberini, presidente dell'Unione nazionale industrie dentarie italiane-Unidi - che siamo i terzi, dopo Stati Uniti e Germania, e che esportiamo in Europa e fuori dall'Unione il 35-40% dei nostri prodotti. Tuttavia negli ultimi due anni, il nostro comparto, che comprende circa 200mila addetti considerando tutto l'indotto, ha subito un calo del 20-30 per cento. E questo non solo per la concorrenza che ci viene da Paesi come la Cina, ma perché non si applicano le leggi esistenti e si fanno pochi controlli sui prodotti che vengono importati. A tale scopo stiamo lavorando per concludere un accordo con gli uffici doganali". I dentisti invece, attualmente 53mila in Italia, chiedono un intervento da parte del Governo. "È necessario prevedere dei correttivi fiscali - prosegue Callioni - quali l'aumento della deducibilità delle parcelle sanitarie, ora pari al 19%, la diminuzione dell'Iva, che per noi è un costo, e del periodo di ammortamento dei beni strumentali, così da consertirci un ricambio più frequente della strumentazione". Senza dimenticare prevenzione e sicurezza. "Attualmente solo 30 pazienti su 100 vanno con regolarità a farsi visitare dal dentista, non pensando che la prevenzione è il miglior modo di risparmiare - conclude Callioni - Per questo riteniamo sia opportuno investire in campagne di prevenzione, oltre che in maggiori controlli sulla sicurezza e le competenze dei professionisti. Ci riferiamo non solo all'esercizio abusivo della professione, che vede coinvolti almeno 15mila dentisti, e giovani dentisti che fanno da prestanome a società di comodo, ma anche a tutti quei nuovi professionisti che, per via della legge Zappalà che autorizza la libera circolazione di professionisti, vedrà l'immissione sul mercato italiano di dottori dalla Lituana, Lettonia e altri Paesi dell'Est".
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