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30 LUGLIO 2020 Covid-19, Osmed: boom di idrossiclorochina, eparine e antivirali anche in farmacia Articolo tratto da Farmacista33
Un aumento del 4600% dell'uso di clorochina e - in misura moderata -
dell'uso di antivirali, cui ha contribuito anche la farmacia
territoriale. È l'eredità che ci ha lasciato il Covid-19 nel trimestre
marzo-aprile-maggio 2020 confrontato con il trimestre precedente.
L'analisi che viene fuori dal' "instant-report" Osmed dell'Aifa
presentato ieri sui trend dei medicinali più ricercati per combattere
l'infezione pandemica dice altre cose: da maggio l'utilizzo è diminuito,
segno che calano contagi e malati gravi; in tutte le regioni l'aumento
dell'uso dei medicinali anti-Covid si è legato in modo proporzionale
all'aumento dell'incidenza del virus senza "strozzature" nell'accesso
alle terapie; infine, non ci sono stati cali nell'uso di principi attivi
per la cronicità, la distribuzione a pazienti no-Covid non è stata
intaccata nemmeno nel periodo peggiore della pandemia.
Il trimestre del picco pandemico
Nella sua presentazione Nicola Magrini,
dg Aifa, distingue ulteriormente il trimestre del picco pandemico: a
marzo (mese in cui si è registrato il 46% di tutte le vittime del
trimestre) c'erano enormi aspettative sul tocilizumab, anti-reumatico di
cui oggi studi randomizzati confermano effetti positivi solo su minimi
segmenti di pazienti; subito dopo le speranze si sono appuntate
sull'idrossiclorochina di cui a marzo l'Aifa ha concesso la prescrizione
off label, ad aprile - visti i crescenti esiti negativi di studi esteri
- ha ristretto l'uso e a fine maggio ha escluso la rimborsabilità. Si
osservano sì divergenze prescrittive in giro per la Penisola - l'Emilia
Romagna ha aumentato l'uso di antibiotici del 40% - «ma il dato
importante sulle regioni - dice Magrini - è che farmaci antidiabetici,
anticoagulanti, antiepilettici, non hanno perso colpi. Il sistema ha
reagito ed è sostanzialmente stabile la dispensazione di farmaci per la
cronicità».
Analizzati tutti i farmaci legati al Covid
Nelle relazioni di Aurora Di Filippo dell'Ufficio monitoraggio Aifa e Maria Paola Trotta
dell'Health Technology Assessment dell'Agenzia, sono stati investigati i
trend in tre comparti: acquisti da parte degli enti del Servizio
sanitario nazionale distribuzione per conto esclusa; acquisti nelle
farmacie territoriali più Dpc di farmaci di fascia A o
territorio-ospedale; acquisti privati. Sono stati analizzati tutti i
farmaci legati al Covid, eparine, antipiretici, Fans e benzodiazepine.
Nella prima sezione ("ospedale") i farmaci sono stati divisi in:
specifici per Covid, per l'aggravamento (iniettivi ed ossigeno), e per
le cronicità dei pazienti non Covid. Molteplici indicazioni Aifa si sono
avute su idrossiclorochina, darunavir, lopinavir, ritonavir. In assenza
di studi randomizzati, nel contesto iniziale in cui i pazienti
aumentavano di seimila unità al giorno e anche i decessi crescevano
chiedendo risposta rapida, l'idrossiclorochina, antimalarico prima poco
diffuso, è cresciuta di 46 volte, e l'antibiotico azitromicina del 195%.
Parimenti sono cresciuti antivirali e tocilizumab. C'è stato anche un
picco di richieste di ossigeno nelle terapie intensive. Boom anche per
altri farmaci, in genere iniettivi, di uso ospedaliero: acido ascorbico,
anestetici, sedativi, curari. L'andamento delle richieste era lineare
rispetto all'impatto dell'epidemia, nessun'area è stata trattata meglio o
peggio. Nei farmaci per le cronicità, parimenti, non ci sono cali
significativi per pazienti oncologici, neurologici, scoagulati,
cardiologici; anche gli anti-Hiv non hanno registrato cedimenti, a
differenza degli anti-Hcv, segno che qualche servizio ha temporaneamente
allentato l'impegno per far fronte al virus.
Nelle farmacie territoriali
Nella
farmacia territoriale c'è stato un boom di farmaci specifici per Covid
là dove disponibili: un 35% per l'idrossiclorochina, aumento per gli
antivirali, non disponibile l'azitromicina, incremento per le eparine a
basso peso molecolare. Stabile il consumo degli anti-ipertensivi, lieve
incremento per gli antipsicotici, stabili gli antidepressivi. Nel
frattempo, Aifa aveva provveduto alla proroga dei piani terapeutici e a
consentire la fornitura temporanea su territorio di alcuni farmaci; e un
provvedimento della Protezione civile aveva dematerializzato le ricette
migliorando l'accesso alla farmacia. Sugli acquisti privati, si è
registrato un boom nelle farmacie con un incremento del 111% delle
richieste per idrossiclorochina, mentre non c'è stato un aumento di
spesa per antipiretici e anti-infiammatori e vitamine D e C. È aumentata
(dal 3 al 18%) la richiesta di counseling per smettere di fumare ma
sarebbe cresciuto nel lock-down il consumo di sigarette elettroniche. A
oggi l'Aifa ha intanto autorizzato 40 sperimentazioni. Dalle riflessioni
di Franco Locatelli, presidente del Consiglio
superiore di sanità, emerge che gli studi randomizzati si prestano a
dare indicazioni più stabili se svolti su larghi numeri ma soprattutto
su bacini d'utenza ben suddivisi (per esempio, non considerando insieme
paucisintomatici e ricoverati). Inoltre, bene sarebbe che gli Stati
comunitari si parlassero sui trial autorizzati e da autorizzare, così da
concentrare risorse senza ridondanze e maggiori spese.
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