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12 gennaio 2007 Morbo di Alzheimer Da una proteina batterica una potenziale terapia
Da una proteina batterica si spera si possa arrivare una potenziale terapia per i ritardi mentali e la malattia di Alzheimer. La somministrazione della proteina CNF1 (''fattore citotossico necrotizzante uno'') si e' rivelata in grado di migliorare le capacita' di apprendimento e memoria negli animali da laboratorio, riuscendo a modulare la forma del citoscheletro (ossia di quella struttura formata da fibre proteiche che da' sostegno e forma alla cellula) e a potenziare le connessioni tra le cellule nervose. L'indagine e' stata condotta da un team di ricercatori coordinati dal neurologo Giovanni Diana e dalla microbiologa cellulare Carla Fiorentini, del Dipartimento del Farmaco, diretto da Stefano Vella, dell Istituto Superiore di Sanita', dove la proteina in questione, CNF1, derivata dall Escherichia Coli, era stata scoperta nel 1983. Lo studio, pubblicato oggi sui Proceedings della National Academy of Science, descrive il meccanismo in base al quale la morfologia e la connessione delle cellule del sistema nervoso centrale sono state modificate in topi giovani e sani somministrando il CNF1. Si e' visto che la CNF1 riesce ad aumentare significativamente il numero e le dimensioni delle spine dendritiche, favorendo la trasmissione tra neuroni e migliorando la plasticita' sinaptica, che e' alla base delle capacita' di apprendimento e memoria. Nelle diverse forme di ritardo mentale come pure nel morbo di Alzheimer i prolungamenti dendritici sono meno ramificati rispetto alla norma e le spine dendritiche, le quali ricevono la maggior parte delle sinapsi eccitatorie, sono alterate e ridotte di numero e dimensioni. Da qui la speranza di prevedere un impiego terapeutico della proteina CFN1 nel trattamento delle varie forme di demenza e di disturbi neurologici, senza escludere un potenziale effetto positivo sulle capacita' cognitive di individui sani.
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