8 marzo 2005 Donne & Ssn: la panoramica nel bimestrale dell'Assr Ancora fuori dalle stanze dei bottoni della Sanità
Lo svantaggio esiste ancora. Poca prevenzione, ricerca disattenta alla differenza di genere e poco potere. Le donne restano ancora fuori dalle stanza dei bottoni della Sanità nonostante rappresentino il 60% dei dipendenti del settore. E marciano un passo dietro l'uomo anche per altri delicati aspetti che riguardano più la salute, tutta focalizzata sulla bikini view (seno e organi riproduttivi). Come se delle altre zone del corpo non fossero a rischio.
È un'analisi a 360 gradi quella che arriva alla vigilia dell'8 marzo dall'Assr, Agenzia per i servizi sanitari regionali, in un numero della rivista Monitor, il bimestrale dell'Agenzia, interamente dedicato alle donne e alla loro salute, per la quale sono state elaborate linee guida su gravidanza e parto, tiroide in gravidanza e menopausa.
Visto nel dettaglio, come spiega Laura Pellegrini, direttore dell'Assr, "si può dire che l'attuale sistema sanitario non discrimini le donne ma è vero tuttavia che esistono diversi fattori che determinano un loro sostanziale svantaggio, dal momento che la diversità delle donne è ancora misconosciuta e sottovalutata per quanto attiene alla tutela della salute".
Ma non solo per quella: nel lavoro le donne della sanità fanno ancora fatica a rompere il tetto di cristallo. In attesa che le cose cambino (di recente è stata istituita anche una commissione sulla salute della donna al ministero della Salute) questo è il quadro.
Nella Sanità sono tante (più della metà) e rappresentavano nel 2003 il 60% di tutto il personale dipendente del Ssn. Ma sono poche quelle che hanno potere, appena il 10% tra i primari (dirigenti medici di struttura complessa) e ancor meno tra i direttori di Asl e aziende ospedaliere. Nel 2003 nelle 98 aziende ospedaliere erano 3 le donne direttore generale, 11 quelle con incarico di direttore sanitario e 2 direttori amministrativi. Analoghi dati per le Asl: su 191 Asl ci sono solo 7 donne direttori generali, 28 direttori sanitari e 17 direttori amministrativi.
Finiscono in un letto di ospedale più spesso degli uomini durante la vita, merito del parto e di una vita più longeva. Nel 2002, secondo i dati disponibili dalle schede di dimissioni, ci sono stati quasi 7 milioni di ricoveri femminili contro poco più di 6 milioni di ingressi maschili. Le donne si ricoverano di più in alcuni casi (130% in più per le fratture patologiche, di cui l'81% per la rottura del collo del femore, 172% in più per obesità e 175% in più per abuso di antidepressivi) e molto meno per altre diagnosi (75% in meno per tumore al polmone, 48% in meno per infarto del miocardio).
L'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, è al lavoro per una guida sull'uso dei medicinali in gravidanza che sarà distribuita ai medici italiani. Fra il 40 e il 90% delle donne infatti usa medicinali quando aspetta un bambino. Il 59% delle confezioni è consumato dalle donne che fanno maggior uso di antibatterici, antinfiammatori e antireumatici, antiacidi, antiulcera e diuretici. Ma i dossier delle case produttrici e dei centri di ricerca sembrano dimenticarsi dell'altra metà del cielo. Tagliate fuori dai protocolli di ricerca rischiano di più di soffrire per effetti indesiderati mai registrati dai farmacologi.
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